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Tomba
di Sankara
Abbiamo
deciso di iniziare il nostro viaggio sulla tomba di Sankara a Ouagadougou, la
capitale del paese. Non è stato facile arrivarci. Oggi il cimitero dove è
sepolto è praticamente circondato da una discarica. Chiediamo informazioni,
ma non ne ricaviamo nulla. Finalmente incontriamo una ragazza con il motorino.
Ci fa strada e arriviamo. È stato un momento emozionante. Sankara è un altra
di quelle persone che hanno restituito l'onore e la dignità all'Africa. Con
la sua dirittura morale: "Non possiamo essere la classe dirigente
ricca in un Paese povero”.Con la concezione del potere come servizio,
come - perché non dire anche questo?- stratega politico. Ha lasciato il paese
– l’antico Alto Volta che ha ribattezzato Burkina Faso, che vuol dire
“Pese dell’uomo probo” - senza un franco di debito. |
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Campagna
elettorale
Blaise
Comparoré è stato all'origine del colpo di stato che assassinato Sankara.
Compaoré è appena stato rieletto per l'ennesima volta alla presidenza della
Repubblica. Naturalmente con una percentuale bulgara e senza che ci sia stata
vera battaglia elettorale. Nel paese si vedono solo cartelloni di propaganda
per il presidente, la gente veste magliette con il suo volto. Degli altri
candidati si sa a malapena il nome. Sarà per questo che Chirac non ha avuto
nessuno scrupolo a inviare un messaggio di congratulazioni al rieletto presidente
prima ancora che fossero proclamati i risultati ufficiali. |
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Joseph
Ki-Zerbo
Siamo
venuti in quindici qui per ascoltare le lezioni di Ki Zerbo. Per imparare a
conoscere le radici della storia africana e, imparandola, per metterci in
ascolto di questo continente che ha parole nuove e diverse da dire ad un mondo
che sta costruendosi troppo spesso su basi disumane. Ci ha accolto a casa sua, e lo
stesso farà altre tre volte, per raccontarci l'Africa.
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Da
Ki-Zerbo
Ci
ringrazia di essere andati a trovarlo e ad ascoltarlo. “parce-que écouter
c'est donner” (perchè ascoltare è donare). Ci commuove la frase con cui ci
accoglie: “Siete partiti da casa vostra e siete arrivati a casa vostra”.
Certo è che se chi si interessa del continente africano, tutti quelli che
fanno cooperazione conoscessero un po' di più la storia africana, forse
cambierebbero metodo di approccio e soprattutto comincerebbero a capire che
l'Africa e gli africani chiedono di essere riconosciuti nella loro dignità. |
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Mamma
Un
paese di 274.000 chilometri quadrati con una popolazione di circa 12 milioni
di abitanti, di cui il 52% di donne. |
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Cotone
La
geografia del territorio è abbastanza semplice: al nord il deserto con meno
di 300 millimetri di pioggia annua. A sud est, molto più piovoso, con oltre
1000 millimetri di pioggia, la terra da coltivare. Potremmo definire questa
zona come il granaio del paese, Il resto è destinato al cotone. |
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Scuola
Ascolto
una lezione di storia fatta ai ragazzi della scuola. Mi entusiasmo a sentire
che si parla di Sundiatà, l'imperatore del Mali. Finalmente i ragazzi
africani possono dire di avere una loro storia e non sentirsi raccontare le
storie dei romani dei greci o dei galli. Solo scoprendo di avere un grande
passato, l'Africa potrà guardare con fiducia al proprio.
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La
ministra Miriam Laminaza (e Oriana Fallaci)
Viene
a cena da noi, presso la conunità Emmaus dove alloggiamo, Miriam Lamizana,
ministro delle opere sociali. E' importante una donna ministro qui in Africa.
Anche se il Burkina ha una tradizione in questo senso che gli viene da Sankara.
Ci riferisce delle cose che sono state fatte. Finalmente per legge è stata
proibita l'infibulazione e i trattamenti lesivi della femminilità. E' stato
proibito il levirato, che prevedeva la possibilità per il fratello del marito
defunto di prendersi per moglie la vedova. E' stato abolito il matrimonio
concordato. Mentre, pur scoraggiandola, non è stata vietata la poligamia.
Questa abolizione avrebbe messo molte donne che vivono nella poligamia, in una
situazione di abbandono. Miriam Lamizana rifiuta la birra e pasteggia con
un’aranciata perché è mussulmana. Enzo dice che sarebbe interessante
presentarla alla Fallaci: la scrittrice fiorentina avrebbe di che rivedere le
sue opinioni sulle donne mussulmane.
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11. ci accolgono suonando e danzando.JPG |
Donne
a Zabré
Di
che cosa siano capaci le donne africane lo vedo a Zabré, un paese a sud del
Burkina, a diverse ore di strada da Ouaga. Diecimila donne organizzate in
un’associazione completamente autogestita. Nata una decina di anni fa dalla
cocciutaggine di una donna contadina, ora gestisce corsi di studio e
formazione, una scuola, organizza le donne nella coltivazione dei campi, fa
attività di produzione e, soprattutto, di promozione della dignità della
donne. Siamo ospiti loro in una caldissima notte. Insieme con loro prima
visitiamo un villaggio di contadini che ci accolgono suonando e danzando. C'è
fierezza e allegria nei loro occhi. Mentre ci raccontano la loro storia, il
loro lavoro, i loro sogni. La loro fatica nella lotta quotidiana contro il
deserto che avanza |
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Bambini
Fa
impressione il sorriso dei bimbi e la capacità che hanno di divertirsi con
poco. Forse nelle periferie delle città, nelle grandi bidonvilles i bambini
sono messi da parte. Ma qui, nei villaggi, il loro sorriso ci spiazza.
Qualcuno di noi cerca di paragonarli ai figli che nascono nella nostra Europa.
Quasi sempre figli unici, senza compagnia, senza gruppo. Che nascono già
pieni di impegni: lunedì piscina, martedì equitazione, mercoledì nuoto e
via andando. Piccoli soprammobili ad uso dei grandi. Qui basta un pezzo di
legno o una gomma vecchia di bicicletta per fare giochi infiniti. |
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Le
mangiatrici d'anime
Il
villaggio e la tradizione non rappresentano tuttavia una sorta di isola
felice, fuori dalle contraddizioni, senza bisogno di cambiamento, Accanto a
tradizioni che portano alla vita proseguono anche altre tradizioni che invece
sono all'origine di sfruttamento e di esclusione. Le mutilazioni genitali
femminili o la schiavitù di fronte a certe forme di stregoneria sono la
faccia infelice di questa immagine felice. Qui in Burkina, negli ultimi anni,
ha ripreso drammaticamente piede una tradizione veramente disumana. Quella
delle cosiddette “mangeuses d’âmes” (mangiatrici d'anime). Quando in un
villaggio succede una disgrazia, ad esempio muore qualcuno di importante, si
cerca il responsabile. A volte con riti spaventosi, dove il morto è portato a
spalle nel villaggio fino a quando non si ferma di fronte alla persona
colpevole. Normalmente si tratta di donne sole che vengono accusate di essere
all'origine della disgrazia e, quindi, vengono espulse dal villaggio. Nenache
i familiari possono fare nulla perchè, a loro volta, sarebbero radiati. Così
queste donne si aggirano sole cercando la maniera di sopravvivere. A Ouaga ci
sono due centri che le raccolgono. Ne visitiamo uno ed è davvero uno
spettacolo sconcertante. [“La Repubblica” ne aveva parlato in agosto.
L’articolo contiene alcune imprecisioni: parla di lapidazioni e di roghi
inesistenti ed ignora l’alta percentuale di burkinabè cattolici, per es. E.B.]
La
Repubblica
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Comincia
una e vera propria lezione
È
lungo il viaggio fino a Ouhaiguya dove ci aspetta la comunità Naam, guidata
da Bernard Lédia. Lédia ha studiato sociologia in Europa, poi una volta
tornato ha cercato, come lui stesso dice, di africanizzare i suoi studi,
rivedendoli alla luce della cultura locale. Ci accoglie sotto un grande albero
all'ombra del quale ci sono dei banchi e una grande lavagna. Comincia così
una vera e propria lezione. Ci racconta, sempre motivandocele, le scelte fatte
durante questi anni. L'approccio iniziale ai contadini del villaggio, il
cammino fatto per mettersi insieme i valori che ne sono alla base. Il
risultato è un'organizzazione di seicentomila contadini che si sono messi
insieme per salvaguardare la loro cultura tradizionale, la loro capacità
produttiva, per rivendicare il diritto loro e degli africani ad una
alimentazione che non sia estraniata dal territorio. Insieme è possibile
tutto, anche quello che può sembrare impossibile. Così sono nate tante
esperienze. Il segreto del successo sta probabilmente nel fatto che Lédia ha
voluto organizzare i contadini riproducendo la struttura su cui si basa dalla
tradizione dei Naam-Kombi, cioè sul lavoro collettivo e sulla mutua
assistenza. Il valore fondante del gruppo è la democrazia. Mentre la società
tradizionale è estremamente gerarchica, i Naam hanno una concezione molto
stretta della democrazia e i dirigenti non vengono scelti in base alla loro
provenienza sociale, bensì in base alle loro qualità morali.
[cfr.
http://www.lefaso.net/article.php3?id_article=9392,
E.B.]
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Dissodare
con le erbacce
I
contadini sono riusciti anche a rubare migliaia di ettari di terreno
coltivabile al deserto. Si comincia dissodando la terra e piantando in essa un
genere particolare di erbacce che crescono anche in regime di difficoltà e
che quando muoiono inumidiscono il terreno. In tre o quattro anni, il terreno
prima desertico torna coltivabile.
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La
cucina del deserto
Dopo
pranzo abbiamo modo di visitare uno dei cantieri dei Naam. C'è l'officina
meccanica dove vengono preparate e riparate le macchine. Qui, fra l'altro, si
fabbrica la cucina del deserto. Si tratta di una sorta di campana che assorbe
il calore del sole. Le pentole vengono messe sotto questa campana e in poco
tempo bollono. Una cucina solare che permette di risparmiare energia. |
19.
l'avvoltoio.JPG |
20.villaggio.JPG
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21. donne abbelliscono il villaggio di Tiébélé1.JPG
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22. donne abbelliscono il villaggio di Tiébélé2.JPG
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23.pubblicità del medico tradizionale.JPG
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24. stasera alle 20, Milan-Lecce.JPG |
25.catechismo plein air.JPG
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26. negozio a Zabré.JPG |
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